L’intervista di Luca Telese al presidente di IDEA Gaetano Quagliariello pubblicata oggi sul quotidiano “La Verità”.
Senatore Quagliariello, le dimissioni del ministro Enrico Costa sono lo scricchiolio che preannuncia un terremoto?
«No. Sono, o meglio possono essere, un passaggio significativo nel processo di riaggregazione del centrodestra».
Lei e il suo movimento Idea siete interessati a questo cantiere?
«Come spettatori sì, come partecipanti no: Costa infatti – mentre dal 2015 noi eravamo all’opposizione insieme con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – era uno dei centristi ibernati nel governo di centrosinistra».
Ah. Non è una valutazione propriamente entusiastica…
«È una constatazione».
Centristi ibernati nel centrosinistra? Sembra un film di fantascienza.
«Esatto. Ma Costa ha avuto sicuramente il merito di essersi svegliato per primo. Se ripartiamo da qui le spiego cosa sta accadendo».
Gaetano Quagliariello senatore di centrodestra, ex saggio costituzionale, è entusiasta dei risultati del suo movimento – Idea – alle amministrative, ma si immagina anche impegnato dentro un cantiere aperto per costituire qualcosa di più grande che – a suo parere – solo adesso può iniziare il suo lavoro. Grazie allo scongelamento della maggioranza di governo e dalla consunzione delle strategie nazarene.
Senatore Quagliariello, perché il governo Gentiloni perde pezzi proprio ora?
«Perché adesso ci sono le condizioni perché questo accada».
Come mai il centro sembra stia entrando tutto insieme in fibrillazione?
(Sorriso) «Per via dell’uovo».
Prego?
«Ha presente l’uovo e la gallina del proverbio? Il primo, risultato minimo e indispensabile per il peone tipo in movimento perpetuo intorno al governo, era la necessità di allungare al massimo il proprio mandato. Missione compiuta? Sì, ma tecnicamente questa tranquillità che non ci saranno elezioni anticipate arriva solo quando, congelato lo ius soli, viene sminata l’ultima possibilità di una crisi estiva. Cioè ora».
E la galllina?
«È questa: una volta certo che si arriverà a maggio con questo parlamento – pensa il peone – mi posso dedicare a immaginare per bene come tornarci nel prossimo. E per mettere in pentola questa gallina che bisogna fare? Qui ricorro ad una immagine sportiva. Si figuri un fermo immagine. Siamo su un campo di pallavolo, l’alzatore ha appena toccato la palla, lo schiacciatore è pronto a colpire e a fare punto certo nel campo avversario. L’immagine è chiara, ma di quale squadra stiamo parlando? Del centrodestra. Ci avevano dato per morti, ma il fotogramma della schiacciata dice che le condizioni sono propizie come mai: il Pd in crisi, sull’orlo di nuove, possibili guerre intestine, i grillini bloccati sul campo della prova di governo, e l’agenda del dibattito inchiodata sui nostri temi più forti. Quali? Identità nazionale, immigrazione, critica alle imposizioni dell’Europa, di cui l’emergenza sbarchi e l’accordo capestro Triton sono solo l’ultimo atto».
Però la partita – malgrado quella foto – non è vinta.
«No, perché l’organico della squadra non è completo».
Di cosa avete bisogno?
«L’intervista di Silvio Berlusconi a Il Mattino ha aggiunto una tessera importante che mancava da tempo».
Quale?
«La disponibilità del Cavaliere a rientrare in società. Le pare poco?».
Una scelta definitiva?
«Non so se è irreversibile, so che leggendo la politica con grande lucidità, Berlusconi ha capito che Renzi – e la sua politica – si sono ormai consumati. E che la carta del Nazareno non c’è più perché è passata la mano».
Forza Italia non ha ancora fatto una scelta di campo chiara.
«Da un certo punto di vista io lo capisco. Le faccio un altro esempio: le carte napoletane…».
Quelle da gioco?
Proprio quelle: lei immagini che ci sia il mazzo depositato in mezzo al tavolo, che ci siano già i giocatori seduti, quelli che abbiamo detto, che il mazzo sia stato appena tagliato. Cosa manca? La legge elettorale. Che tradotto in metafora è come dire: sappiamo chi gioca ma non con quali regole. Hai le carte napoletane, ma puoi fare sia la briscola, sia lo scopone scientifico, sia l’asso pigliatutto. E questo cosa comporta? Che i giocatori sono più diffidenti del dovuto e che tutti si tengono aperta ogni alternativa».
Ma voi di Idea a quale lato del tavolo siete seduti?
«Sempre lo stesso. Dalla parte dove si deve sedere la destra liberale cristiana, conservatrice. Una delle protagoniste senza cui questa partita a carte non si gioca».
Quindi non con il ministro Costa o con Alfano?
«Per carità. Massimo rispetto per chi esce dall’ibernazione, ma quella è un’altra gamba: noi siamo quelli del No al referendum, dell’opposizione al Senato, della mozione contro il governo sul caso Consip. Quando loro lo difendevano».
E la squadra che immagina chi ha in formazione?
«Io sogno una Federazione delle libertà che vada da noi alla Meloni. È il cuore di questa alleanza, quello con cui si vince».
Tra lei e la Meloni c’è anche Berlusconi?
«È chiaro che questa ipotesi sta in piedi solo se c’è anche Berlusconi. In Senato – per fare un esempio – Forza Italia, Lega e Gal sono stati uniti contro lo ius soli. Ho rispetto per la Lega, che però ha già una sua identità, anche elettorale, ben distinta dalle altre».
Questo cosa significa tradotto in parole povere?
«Che Forza Italia, se fa una scelta di campo netta e definitiva, può essere il cardine di questa federazione».
E se invece non sceglie in modo chiaro, o non apprezza i compagni di tavolo?
«Allora bisognerebbe ripensare tutto lo schema. Ma non c’è motivo per ritenere che l’intervista al Mattino e la clausola anti Renzi siano reversibili».
È vero che siete andati alla riunione di Forza Italia?
Siamo stati invitati e abbiamo partecipato».
Come spiega l’incertezza di Berlusconi?
«Il Cavaliere aspetta che si fermino le bocce ma io penso che Renzi si indebolirà ancora, perché la dinamica della sua crisi dalla batosta del referendum in poi non è più reversibile. Lo ius soli è solo l’ultimo atto».
Ma perché voi siete contro?
«La cittadinanza è un diritto personalissimo. E i ragazzi che nascono in Italia hanno già tutti i diritti tranne il voto. E quindi? La sinistra oggi fa questa battaglia per due motivi: o per ideologia, cosa che capisco, ma non condivido, o per un meccanismo da cavallo di Troia, cosa che non capisco e che combatto con tutte le mie forze».
Cioè?
«Se è vero che i ragazzi hanno già tutti i diritti, escluso il voto, è evidente che il figlio diventa l’escamotage per legalizzare tutta la famiglia. E non è un caso che il meccanismo Gentiloni-Renzi vada in crisi proprio su questo».
Crede davvero che il centrodestra abbia la palla ad un metro dalla rete?
«Sì, deve solo capire che va schiacciata adesso. Che vuol dire tornare a pensarsi come coalizione e vincere».