Donne al potere: è la formazione lo strumento della rivoluzione culturale
di Angela Salucci*
Le prime conquiste nella tutela dei diritti delle donne sono scaturite all’interno del pensiero liberale (diritto all’istruzione, diritto al voto, diritto all’accesso alle libere professioni). La stessa parità di genere è, attualmente, un obiettivo essenziale per l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ed è in essa direttamente collegato allo sviluppo sostenibile
Le strada da percorrere, tuttavia, per approdare a quel “rivolgimento dei valori della società” – auspicato già un secolo fa da Virginia Wolf- ove la società fondata sulla competitività, sullo scontro, sul dominio si sostituisce ad una società fondata sulla collaborazione e tesa all’arricchimento culturale, è ancora lunga.
Punto essenziale da focalizzare è allora quello per cui la questione femminile, non può ancora essere considerata come se fosse un problema solo delle donne, un diritto liberale e individuale da conseguire per la loro realizzazione! La questione non è l’aumento della presenza femminile nella professione, nel mondo del lavoro o in politica, la questione è la qualità di questa partecipazione. In sostanza, questa partecipazione non può limitarsi al semplice “fattore numerico” ma deve essere considerata un presupposto indispensabile per perseguire obiettivi di bene comune (solo così si incarnerebbe il paragrafo 5 dell’Agenda 2030 N.U. che collega questa tutela e questo obiettivo allo sviluppo sostenibile).
Occorre, dunque, mettere a fuoco l’effettivo rapporto tra l’eguaglianza formale (quell’astratta affermazione della parità) e la sua concretizzazione (eguaglianza sostanziale). Nonostante le varie disposizioni di rango Costituzionale, oltre che nazionale e regionale, che affermano l’eguaglianza uomo/donna, alla prova dei fatti, il raggiungimento di una posizione di potere e di prestigio da parte del sesso femminile – soprattutto per quanto concerne le cariche politiche – trova non pochi ostacoli nei percorsi decisionali che consentono di accedere alle “stanze dei bottoni”.
Ci piace ricordare le parole di Teresa Mattei, nel suo intervento alla seduta pomeridiane dell’Assemblea Costituente del 18 marzo 1947, laddove la stessa affermava che “….non vi può essere un solo passo, sulla via del progresso civile e sociale che non possa o non debba essere compiuto dalla donna insieme all’uomo, se si voglia veramente che la conquista affermata nella Carta costituzionale, divenga stabile realtà per la vita e per il migliore avvenire di Italia”.
E’ vero che la percentuale di presenza delle donne in governi e parlamenti è aumentata passando dal 12% del 1995 al 24,3% del 2019, ma gli uomini detengono ancora il 75,7% dei seggi in Parlamento.
Cosa manca? Cosa fino ad oggi non si è riuscito a fare per concretizzare quella tanto auspicata parità di genere?.. La riflessione sin qui condotta ci porta ad un’unica amara conclusione: è mancata quella rivoluzione culturale, quella crescita culturale, quella formazione umana della società che rappresenta l’unico strumento concretamente in grado di realizzare quel cammino fianco a fianco tra uomini e donne. E’ qui che occorre intervenire, nella formazione culturale di uomini e donne che abbiano gli strumenti per un ragionamento illuminato; è qui che occorre intervenire, nella formazione che elimini ogni traccia atavica del discrimine.
*Coordinatrice del Coordinamento Donne di Cambiamo! per la Marsica
Una donna Presidente della Repubblica? Perché no!
di Beta Costantini*
In Italia nessuna donna ha mai rivestito la carica di Capo dello Stato o di Presidente del Consiglio. Basterebbe questo dato per inquadrare con chiarezza lo stato odierno della partecipazione delle donne alla vita politica. Un tema che, ultimamente e non solo, viene costantemente affrontato dai media e anche nelle aule politiche che contano. Tuttavia la difficoltà resta sempre la stessa: manca qualcosa per passare dalle parole ai fatti.
Certo, non possiamo non far notare che per favorire la partecipazione anche del sesso femminile alla vita politica, nazionale e locale, sono state introdotte molte norme aventi la finalità di realizzare la parità di genere, come la previsione delle quote rosa. Eppure i risultati sono tutt’altro che “rosei…”.
La spiegazione si fonda su ragioni differenti. Tuttavia quella che ha un peso maggiore è certamente il fattore culturale: la donna è vista spesso (solo?) come madre, dedita alla famiglia e alla casa o, comunque, tendente ad occupare un ruolo tipicamente femminile come quello di insegnante. Una concezione – va detto – che appartiene tanto agli uomini quanto alle donne che inconsapevolmente e inconsciamente non riescono a superarla.
E’ anche vero, d’altra parte, che gli strumenti a disposizione, le strutture e le risorse economiche finalizzate a superare questo gap favorendo una più libera “discesa in campo” delle donne in politica sono a dir poco insufficienti. Certamente nessuna donna dovrebbe e potrebbe ritenersi soddisfatta in quanto entrata in politica perché “quota rosa”! Di qui si rende necessario trovare strategie che premino la donna non perché in quanto tale ma in quanto meritevole rispetto ad un uomo o altre concorrenti.
I movimenti, le associazioni ed i partiti possono fare tanto in tal senso. Eventi ed incontri che contribuiscano ad un salto culturale rispetto alla concezione della donna e attività di formazione politica gratuita selezionando le più meritevoli e coinvolgendole nei relativi lavori: sono solo alcune delle vie che i movimenti politici possono intraprendere per favorire in primis al loro interno e, di conseguenza, lanciare all’estero chi è stato forgiato e preparato per amministrare. In pratica si tratta di riattivare sempre più le vecchie scuole di politica che fecero la fortuna (politica) dei dirigenti della prima Repubblica.
Altri strumenti per favorire i partiti che puntano sulla partecipazione delle donne possono essere previsti in riferimento al “momento elettorale”. Ad esempio, perché non premiare chi riesce a presentare come capilista in egual numero i due sessi selezionati tramite un procedimento trasparente in base a criteri e requisiti specificamente previsti? Il tema è tecnicamente complesso, sia chiaro! Questa voleva essere solo una provocazione. Tuttavia, quando si desidera perseguire un’idea, la strada si apre…
E, a proposito di provocazioni, non sarebbe fuori luogo se in vista della prossima elezione del Presidente della Repubblica i partiti politici dimostrassero una maturità tale da presentare come candidata una donna meritevole! Non è un’utopia, né fantascienza, potrebbe davvero essere un avvenimento realizzabile anche se dovrebbe essere anche capace di reggere la forza d’urto di un maschilismo che ancora domina la nostra politica e la nostra società.
*Consigliere comunale IDEA – Silvi Marina
Già consigliere provinciale – Provincia di Teramo